Con noi Intesa Sanpaolo ha fatto un affare

Intervista al Giornale di Vicenza di Mauro Turatello, Coordinatore FABI ex Banca Pop. Vicenza

Inserito il 2017-11-17 00:00:00

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«È stato il passo finale dell'integrazione delle due ex banche venete in Intesa. Ci è venuta la gastrite». Mauro Turatello e Helga Boscato arrivano dalla base. Già coordinatori BpVi della Fabi, primo sindacato dei bancari, oggi sono nel coordinamento Intesa e hanno difeso in prima linea le istanze dei lavoratori al tavolo della trattativa («Ci consideravano zecche fastidiose») fino alla firma l'altro pomeriggio sull'accordo per 8.300 lavoratori. Perché, Mauro Turatello, vi è venuta la gastrite? C'è stato un tentativo di forte accanimento da parte della banca nei confronti del personale delle ex venete. La strada si è rivelata subito in salita, siamo riusciti a contrastare una mentalità che voleva far passare i dipendenti come dei falliti. BpVi però è fallita, Intesa ha ragione, non crede? Falliti non sono i dipendenti, ma il top management che ha portato al disastro la banca e che purtroppo in parte sta ancora al suo posto. L'accanimento nei nostri confronti, dopo due anni di disperazione, non era giustificato. Oggi i lavoratori sono senza azioni, possono essere spediti a 90 km di distanza, in più c'era il rischio che venisse tagliato loro lo stipendio. Nell'accordo avete ottenuto che il 95% dei lavoratori non subisca tagli nelle retribuzioni. Siete soddisfatti? Ci siamo battuti con forza e abbiamo ottenuto la tutela dei livelli "qd4" sotto gli 80 mila euro e dei "qd3" sotto i 70 mila euro, per la mobilità avevamo proposto maggiori tutele perle aree professionali ma non tutto è passato. D'altra parte però abbiamo calcolato che almeno 4 mila persone avranno un miglioramento nella previdenza complementare. Qual è l'apporto che il personale ex BpVi porterà in Intesa? Alta professionalità, conoscenza del territorio, vicinanza alla clientela. Nonostante quello che è successo ci rendiamo conto di essere fortissimi dal punto di vista commerciale, altro che falliti. Con noi Intesa ha fatto un affare. I clienti sono ancora molto arrabbiati con voi? Secondo me hanno iniziato a capire, dalle carte che stanno uscendo, che eravamo davvero dei soldatini. Il grande imbroglio è stata la vendita di azioni pensando che fossero investimenti sicuri, ma anche noi le abbiamo comprate e abbiamo perso tutto. I clienti del resto avevano solo un posto dove andare a disperarsi, in filiale. Ho visto colleghi minacciati, offesi, colleghi che hanno avuto infarti, che hanno preso psicofarmaci. Anche tanti Clienti hanno perso tutto, si fidavano. Ripeto, avevamo un vincolo lavorativo. Credo che, come ha detto anche il nostro segretario generale Sileoni, Intesa per fare una vera integrazione con il territorio dovrebbe impegnarsi a restituire alle fasce più deboli i soldi che hanno perso. Ha già dato un primo segnale con 100 milioni, può darne altri. Verranno chiuse due filiali su tre, che prospettive realistiche ha il personale delle ex venete? Abbiamo ottenuto che la mobilità sia a tempo e rimborsata oltre un certo chilometraggio. Vigileremo perché mamme, part-time, lavoratori che usufruiscono della legge 104 siano tutelati. Intesa ha assicurato un ulteriore ricorso al part-time per ridurre la mobilità. E partirà una sperimentazione per lo smart-working, cioè lavoro lontano da casa alcuni giorni la settimana, altri in una sede vicina. In 8 mila nel gruppo già operano così o con il telelavoro. Che futuro ha l'ex sede centrale di via Framarin? Per limitare la mobilità la banca si è impegnata a cercare nuove possibilità nei territori con maggiore concentrazione di personale: l'ex sede centrale di BpVi insieme con Montebelluna diventa uno dei poli delle filiali on line. Bisognerà capire quanto ampio. In via Framarin ci sarà anche una filiale del Centro imprese, altre tre saranno ad Arzignano, Thiene, Bassano a Termine di Cassola. Ci saranno opportunità di carriera in una banca così grande? Le professionalità che qui abbiamo verranno fuori, ci vorrà solo un po' di pazienza. Si apriranno inoltre nuovi spazi con l'adesione al fondo esuberi nel perimetro Intesa a cui peraltro, come ci è stato comunicato, sono già pervenute più domande rispetto alle richieste. Un cruccio rimane, legato al futuro dei 30 colleghi di Immobiliare Stampa, in mano ai liquidatori. Non essendo la società nel suo perimetro Intesa sta facendo orecchie da mercante. Ciò più il rammarico per una banca morta o la soddisfazione per l'ingresso in un gruppo solido? E stato un passo per chiudere con il passato, tragico per come è finito. Ora verranno fuori le professionalità e la voglia di lavorare che ci ha sempre contraddistinto.