Figli di un Dio minore (parte seconda)

A distanza di circa un mese siamo costretti a scrivere la seconda puntata sulla sala della Contact Unit di Cagliari

Inserito il 2014-02-12 00:00:00

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A distanza di circa un mese siamo costretti a scrivere la seconda puntata sulla sala della Contact Unit di Cagliari e i loro “condomini”.

Oltre a tutte le limitazioni che gli sono piovute addosso da quando è stata costituita qui a Cagliari la sala e che ricordiamo di nuovo:

  • Niente elasticità e niente banca ore in quanto turnisti;
  • Pausa pranzo limitata alla mezz’ora (pagata è doveroso dirlo) da usufruire all’interno della stessa struttura;
  • Niente pausa caffè al di fuori delle mura;
  • Niente indennità di turno perché non rientriamo nell’orario extra standard;
  • Niente visita parenti, amici e colleghi. I colleghi li puoi ricevere nell’atrio, tutti gli altri, se hai banca ore, puoi uscire se no ci si vede a fine turno;
  • niente riconoscimento del contratto ai quadri direttivi.

A tutto questo si è aggiunta in questi giorni la chiusura delle stanze. Ci spieghiamo meglio: all’interno della struttura ci sono tre sale, una per la formazione, una riservata al responsabile che viene una o due volte al mese e ne usufruisce esclusivamente per incontri o colloqui riservati e una sempre di formazione con dei computer.

Queste sale venivano utilizzate dai colleghi per fare due passi o fare una telefonata privata (sapete come nei  cortili delle carceri, una cosa simile). Bene queste stanze sono state chiuse con la scusa che ci si deve uniformare alle altre sale. Ci si chiede in che condizioni sono a Milano, Torino eccetera.

Sempre in questi giorni hanno ben pensato di rimescolare le postazioni “per esigenze organizzative” e dunque i colleghi sono praticamente seduti sulle ginocchia dei team leader. Un po’ come si faceva  una volta alle scuole elementari: i più turbolenti venivano divisi e messi sotto stretto controllo della maestra. Certo che in una sala unica, non proprio di grandi  dimensioni, bisogna stare tutti attaccati, chissà forse per fare gruppo.

Leggendo l’enfasi che la banca pone nel bilancio sociale rispetto al benessere dei dipendenti e all’attenzione verso le condizioni di lavoro, ci viene in mente una canzone degli anni 60 che diceva:

 Vedrai com'è bello

 lavorare con piacere

 in una fabbrica di sogno

 tutta luce e libertà!

Ultim’ora, venerdì 7 u.s. ai distaccati sono state consegnate le lettere di rinnovo per un altro anno, e per chiudere in bellezza la BCS s’è guardata bene dal consegnarle di persona come ultimo atto se ne è lavata le mani (questi non sono figli nostri): ennesima mortificazione.

Per concludere vorremmo sapere cosa ci si deve attendere nell’immediato futuro; se una dignitosa sistemazione della struttura con l’accoglimento delle istanze dei colleghi o ulteriori mortificazioni da infliggere a un gruppo di lavoratori che hanno solo avuto il torto di trovarsi nel momento sbagliato al posto sbagliato e che hanno ingenuamente creduto in un progetto (back office) mai andato in porto.

Sarebbe estremamente gradita una risposta finalmente chiara e univoca.

Cagliari 12 Febbraio 2014

RAPPRESENTANZE SINDACALI BANCA DI CREDITO SARDO E ISGS